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CAGLIARI GALLERIA COMUNALE

CAGLIARI: Galleria comunale d'arte

Scendendo da piazza Arsenale, tramite la porta San Pancrazio e scorrendo viale Regina Ele­na, si arriva ai verdeggianti giardini pubblici, sotto le mura del Castello. Al di là giardini si erge la Galleria comunale d'arte (lunedì e da mercoledì a domenica: luglio-settembre dalle 9 alle13 e dalle 17 alle 19; ottobre-giugno dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle19.30; ) propone una prospettiva della Sardegna e dei sardi più contemporanea. L'esposizione permanente di molti tra i più noti lavori d'arte moderna è accompagnato da ricorrenti mostre di artisti sardi , tra cui una serie di opere del caricaturista degli anni Venti,Tarquinìo Sìni (1891-43), esperto nei contrasti;questa tecnica propone sarcastici incontri tra sardi in vesti tradizionali e le "maschiette", ragazze emancipate dell'epoca. La galleria ospita inoltre le opere dì Giuseppe Biasi (1885-45) che, sotto l’influenza di Gauguin e Matisse rappresenta le sue esperienze in Africa. Altri artisti ritraggono perlopiù la bucolica popolazione sarda e gli scenari della Sardegna ;essi propongono diverse sfaccettature dello spirito sardo, oltre ai perpetui conflitti tra l’isola e il mondo circostante. Presenti anche dei bronzi, degli anni Sessanta, che imitano i bronzetti nuragici; una vasta area è dedicata ai lavori degli anni Sessanta ed Ottanta, i cui artisti compiono opere astratte disegnate con colori forti, evidentemente influenzati dalle artiste Mirella Mitelli e Rosanna Rossi

Mentre nella parte alta della città le strade sono illuminate ed animate il rione Marina, comunemente a Castello, è segnato dai vicoli bui ed angusti. Il quartiere ha subito molto, nel corso della storia, la sua vicinanza all'area portuale; infatti, fu pesantemente bombardato durante il secondo conflitto mondiale, tanto è vero che , in certe zone, i danni delle incursioni aeree persistono tutt’oggi. In altre zone, gli edifici semi distrutti sono stati soppiantati da costruzioni moderne che creano un perfetto connubio con lo stile della zona, quasi completamente medioevale. Vittima dei bombardamenti, ma prontamente ricostruito come era prima del’attacco, fu anche il Palazzo comunale, su piazza Matteotti. Poco sardo di aspetto, esso appare in perfetto stile neogotico ottocentesco con qualche sfumatura di art nouveau, smaltato ed ornato di pinnacoli, aquile bronzee e stemmi. Le sale espositive al piano superiore, propongono alcuni inestimabili arazzi e opere di diversi pittori, tra cui quelle di Pietro Cavaro ed Antonio Mainas. È possibile visitarle nella maggior parte dei i weekend.
Il rione Marina,in altri punti, nella zona di largo Carlo Felice, in via Roma e nel viale Regina Mar­gherita, svela una moltitudine di tesori na­scosti nelle copiose chiese. Ad esempio, Sant’Eulalia, da cui la piazza prende il nome, si rivela molto interessante ma è chiu­sa per restauri; al contrario il complesso sotterraneo del Museo del tesoro e l'area archeologica di Sant'Eulalia, abbreviati in MUTSEU, rimangono aperti. Di grande importanza è un frammento di un’antica città romana, risalente al I secolo d.C. : la costruzione di una passerella sopraelevata consente di apprezzarne al meglio l’ampio selciato composto da grandi lastre di pietra calcarea. La strada era più che altro un viale pedonale dal quale si poteva accedere ad un luogo di culto, ma il fatto che non presentasse solchi ne ridimensiona l’importanza. Agli scavi in corso è il compito di svelare il mistero. Lungo la strada che va in direzione del porto, vi si trova qualche antico pozzi e, perfino, un vespasiano. La mura, ancora oggi visibili, risalgono alla città medievale fondata sui resti dell’antico centro urbanistico romano, abbandonat tra il VI ed il VIII secolo.
Le preziose cappe sacerdotali ed i pregiati oggetti d'argento, si trovano al piano di sopra, e costituiscono il tesoro; a questo prendono parte anche una serie di inestimabili dipinti: una Madonna con bambino del trecento di scuola toscana, cui un pittore sardo del XVI secolo fece delle aggiunte, ed un Ecce Homo di un autore fiammingo del seicento,molto particolare perchè dipinto su entrambi i lati; sul retro è raffigurato un primo piano della schiena del Cristo, flagellata ed intrisa di sangue.
Esplorando ancora più a fondo i vicoli del rione Marina, vale la pena fare tappa nella chiesa del Santo Sepolcro, nella piazza laterale di via Dettori, dalla quale prende il nome, riaperta al pubblico dopo 28 anni di faticosi ma appaganti restauri, durante i quali lo smisurato locale è stato riportato all’originario splendore (1998).

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